Nota di lavoro 37/2024 a cura di C. Ferretti, P. Lattarulo
Ritorna la spending review e ancora una volta le regole previste dal centro sembrano dialogare poco con le amministrazioni a cui sono dirette. A valle di 175 miliardi di spesa per il super bonus e di 123 miliardi di debito per il PNRR e in vista dell’introduzione delle regole fiscali europee, i margini di manovra residui per le politiche di bilancio del paese sono comunque minimi e difficili da recuperare. La Legge di bilancio per il 2024 (commi 533-535) chiede, così, alle amministrazioni locali un contributo alla finanza pubblica pari a 200 milioni annui per i Comuni e a 50 milioni annui per le Province, a valere per il quinquennio 2024-2028, per le regioni a statuto ordinario e le isole. Il taglio incide per lo 0,5% della spesa corrente netta e dovrà essere commisurata a due componenti: in primo luogo alla stessa spesa corrente (al netto della Missione 12, cioè la Spesa sociale), e in secondo luogo dovrà “tener conto” delle risorse PNRR assegnate al 31.12.2023. Ciascun comune dovrà, dunque, contribuire riducendo (o razionalizzando?) la spesa corrente – complessiva, infatti i tagli riguarderanno anche i servizi sociali – in proporzione ai livelli pregressi, ovvero senza nessun disegno di riorganizzazione che assicuri la sostenibilità dei tagli ai fini di mantenimento del livello dei servizi. Dall’altra parte, a determinare le minori risorse contribuisce il PNRR, notoriamente costituito da investimenti e nuove infrastrutture, nidi, scuole, tutela del territorio, digitalizzazione, energia rinnovabile, in ogni caso risorse mirate al riequilibrio nell’offerta dei servizi a vantaggio delle aree più sfavorite del paese e dei comuni più in difficoltà.