Studi e Approfondimenti
I risultati dell’analisi ci dicono che le aree montane sono al loro interno molto differenziate, per cui non sempre si tratta di aree a basso popolamento, estremamente anziane, lontane dai servizi e dunque in condizioni di fragilità economica e sociale. Al loro interno, le aree più vicine ai luoghi dello sviluppo, quindi le principali aree urbane e di distretto, che spesso sono anche caratterizzate da altitudini e dislivelli modesti, sono le più densamente abitate, a volte anche con un rapporto abitanti/Kmq superiore alla media regionale.
L’analisi a una scala territoriale più fine ha pertanto il pregio di consentire un’articolazione migliore delle politiche pubbliche, perché distingue tra i luoghi di insediamento della popolazione e quelli vuoti, perché individua le potenzialità locali per lo sviluppo (oltre, ovviamente ai luoghi delle fragilità ambientali, sociali ed economiche), perché evidenzia una gerarchia territoriale nella dotazione di alcuni servizi che consente di individuare dei “sub-poli”, ovvero dei luoghi in cui la buona dotazione esistente può far assumere loro il ruolo di centri di riferimento per le aree limitrofe, sfruttando e potenziando quindi le piccole agglomerazioni territoriali esistenti.
Working paper 13/2025 a cura di S. Iommi (IRPET), M. L. Maitino (IRPET), E. Pirani (Università degli studi di Firenze), M. Pittavino (Università Ca' Foscari di Venezia)
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