Due modelli di politiche attive del lavoro a confronto: l’esperienza della Toscana e della Lombardia

Contributo al Rapporto CNEL

Elena Cappellini, Silvia Duranti, Nicola Sciclone (Irpet) Francesco Giubileo, Simonetta Guzzo, Giampaolo Montaletti (Polis Lombardia)

Contributo pubblicato nel “XX Rapporto mercato del lavoro e contrattazione collettiva 2017-2018″ a cura del  Consiglio Nazionale Economia e Lavoro in collaborazione con ANPAL e INAPP, capitolo 8

 

Negli ultimi venti anni il sistema dei servizi per l’impiego ha intrapreso un processo di revisione che è ancora in divenire e che si sviluppa attorno a due grandi direttrici: l’attuazione della sussidiarietà verticale (rapporto Stato e Regione) e l’attuazione della sussidiarietà orizzontale (rapporto pubblico e privato). Recentemente, vari provvedimenti normativi sono intervenuti a riaffermare la centralità delle politiche attive, imponendo nuovi e vigorosi impulsi alla riorganizzazione dei servizi per l’impiego. Tra questi si distingue l’attuazione dei Livelli essenziali delle prestazioni, introdotti per la prima volta in questo ambito a Gennaio 2018, ed il trasferimento delle competenze provinciali in capo alle Regioni, a cui le amministrazioni stanno in questi mesi rispondendo attraverso strategie differenziate. La rete dei servizi per il lavoro si presenta oggi come un sistema articolato in una molteplicità di modelli regionali, tutti accomunati dalla priorità assegnata alle politiche attive, ma variamente collocati su un continuum ideale che modula tre dimensioni: i) il modello di governance tra Province e Regione; ii) il grado di apertura al privato e la regolazione di tale rapporto, iii) la finalità del servizio, che può essere più orientato all’occupabilità1 o alla valutazione dell’efficacia dell’azione di accompagnamento al lavoro. La comparazione di due modelli regionali tra loro “distanti” in questo piano ideale può rendere conto dell’eterogeneità di soluzioni disponibili in ambito nazionale. L’esperienza della Toscana e quella della Lombardia possono rappresentare, in questo senso, l’ambito adeguato di riferimento per l’analisi. La Toscana, pur muovendo verso un modello regionale, eredita un consolidato schema di decentramento territoriale dei Centri per l’impiego (Cpi) ed ha negli anni sviluppato una solida relazione di integrazione del mercato privato nell’ambito della gestione pubblica, con uno specifico orientamento dei servizi verso l’innalzamento dell’occupabilità dell’utenza; tale orientamento trova la sua massima espressione nella riorganizzazione del sistema della formazione professionale, che oggi costituisce un ramo indipendente dai servizi per il lavoro, ma egualmente connesso ai fabbisogni occupazionali e finalizzato alla collocazione dei formati nel mercato del lavoro.

Qui il rapporto completo 

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