Trimestrale di informazione dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro
A livello nazionale nel terzo trimestre del 2021 il Pil1, registra un aumento del +2,6% rispetto al trimestre precedente e del +3,9% sullo stesso periodo del 2020. Anche l’input di lavoro, misurato in termini di Ula (Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno), aumenta sia su base trimestrale (+1,5% rispetto al II trimestre 2021) sia su base annua (+3,4% rispetto al III trimestre 2020). In Toscana continua e si rafforza l’intonazione positiva della congiuntura economica e del mercato del lavoro.
Nel terzo trimestre 2021 la produzione industriale2 ha fatto segnare un +2,0% su base congiunturale, rispetto al +1,2% a livello nazionale. Grazie al traino delle esportazioni, il recupero dell’attività produttiva è diffuso tra i settori con la rilevante eccezione rappresentata dalle produzioni del comparto Moda. Nel mercato del lavoro si osservano segnali di recupero delle posizioni lavorative: a partire da maggio di quest’anno, con la fi ne dei periodi di alternanza tra zone gialle e arancioni, il numero di avviamenti ha superato i livelli del 2019 e lo stesso si è verificato in tutti i mesi successivi, fi no a settembre. Nel complesso gli addetti dipendenti3 mostrano, nel terzo trimestre, un buon recupero rispetto allo stesso periodo del 2020 e raggiungono, con una variazione di +0,1%, i livelli dei mesi pre-pandemia. Tra le diverse attività economiche si registrano ancora perdite sul 2020 nei
settori della manifattura del made in Italy. Viceversa sono buoni i risultati delle costruzioni, della meccanica e della chimica e farmaceutica in cui i dipendenti crescono anche rispetto agli stessi mesi del 2019. Nel terziario soltanto i servizi dell’istruzione e della sanità mostrano variazioni altrettanto positive, il commercio e i servizi turistici, invece, sono ancora distanti dai valori pre-pandemia. Le ore autorizzate di cassa integrazione guadagni e dei fondi di integrazione salariale, autorizzate tra marzo e ottobre di quest’anno, sono in sensibile riduzione ma, a conferma delle persistenti difficoltà, gli unici settori che registrano un aumento sono quelli dei servizi di alloggio, ristorazione, pubblici esercizi e l’industria delle confezioni di abbigliamento.
L’apprendistato di primo livello rappresenta la via italiana per la sperimentazione di un modello di formazione duale. Questo contratto offre la cornice legale per inquadrare lo studente in ambito lavorativo, stabilendo i ruoli e i compiti dei soggetti coinvolti, nonché gli incentivi e gli sgravi riservati alle imprese.
Nel tentativo di favorirne lo sviluppo, la regolazione dell’apprendistato di primo livello è stata negli anni modificata e integrata. Diverse riforme, non ultima quella del Jobs Act, hanno agito sui costi per le imprese, azzerando la remunerazione degli apprendisti per la formazione in aula e riducendola al 10% per la formazione in azienda. A questi incentivi generali e permanenti, si sono aggiunti negli anni sgravi ancora più importanti, volti a diffondere l’utilizzo dell’apprendistato di tipo duale.
Nonostante gli sforzi pluridecennali del legislatore, però, questa modalità di studio e lavoro non riesce ad uscire dal livello dell’irrilevanza statistica. La scarsa diffusione delle esperienze, unitamente all’esigenza di ricercare trasversalmente le ragioni di debolezza di questo strumento, hanno indirizzato lo studio verso un’analisi qualitativa condotta attraverso lo strumento dei focus group, che mostra i punti di forza e di debolezza di questa tipologia contrattuale ed evidenzia alcune best-practices per una sua buona riuscita.
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