Il punto sui settori e gli esiti delle indagini dirette su biblioteche e musei

Osservatorio regionale della Cultura. Nota 3/2022 | A cura di Sabrina Iommi

a cura di IRPET e Regione Toscana. Questo numero: Sabrina Iommi (IRPET)

Secondo i più recenti dati Istat, il 2021 segna il livello più basso della partecipazione culturale in Italia. Il primo anno post-pandemia è dunque peggiore di quello di esplosione della crisi sanitaria. Le cause di questo esito sono da ricondursi a due diversi ambiti. Da un lato c’è stato il permanere di importanti vincoli all’offerta, soprattutto per quanto riguarda i settori dello spettacolo, che hanno scontato lunghi periodi di chiusura anche per il 2021 (le aperture sono state consentite dal 26 aprile), vincoli alle capienze e al numero di spettacoli, obbligo di green pass  rafforzato. Dall’altro lato, la domanda ha risentito inevitabilmente delle minori disponibilità economiche delle famiglie e soprattutto di giovani e donne, che hanno tradizionalmente i livelli di partecipazione più alti, ma anche di cambiamenti nelle abitudini di consumo. Dai primi dati disponibili, i più danneggiati sembrano essere i cosiddetti “consumatori deboli”, vale a dire i meno fidelizzati, che facevano un uso più sporadico dei servizi culturali, soprattutto in ambiente urbano. Molto colpito appare anche il segmento dei giovani, per i quali la scuola svolge un evidente ruolo di spinta all’uso dei servizi culturali, ruolo che è venuto meno con i vincoli dovuti alla pandemia. La dinamica della domanda è stata in genere peggiore di quella dell’offerta, ad indicare che la semplice “riapertura” delle attività nel post-Covid può non bastare a recuperare i livelli di partecipazione del passato, in assenza di specifiche iniziative di “ri-sensibilizzazione” degli utenti.

Per approfondire il funzionamento di alcuni ambiti e i cambiamenti indotti dal Covid sono state condotte due indagini dirette sul territorio regionale: una sulle biblioteche, con un questionario agli operatori e uno agli utenti, e una sui musei riconosciuti di rilevanza regionale, un segmento peculiare dell’offerta museale.

Le domande agli operatori hanno confermato lo sforzo sostenuto delle biblioteche comunali per riattivare il più possibile i servizi, ma anche la contrazione nei livelli di partecipazione dell’utenza. L’inevitabile ridimensionamento delle attività accessorie, rispetto a consultazione e prestito, ha avuto impatti importanti anche sull’indotto lavorativo delle biblioteche, colpendo in particolare imprese (per lo più cooperative) ed associazioni esterne, cui vengono solitamente affidate le attività come le letture animate, i laboratori, i corsi di aggiornamento e formazione. In positivo, la pandemia ha dato una spinta importante al potenziamento delle attività offerte online. Con  la normalizzazione della situazione si è avuto un progressivo ritorno alle attività in presenza e un mantenimento di livelli più alti che in passato di modalità miste (online e in presenza). Per il futuro, le attività ritenute più strategiche sono quelle di divulgazione e socializzazione, che mirano a fare delle biblioteche dei veri e propri centri di animazione culturale del territorio.

Dal questionario agli utenti, che sono per la maggioranza donne (75%), laureati (56%), con età tra 35 e 64 anni (66%), residenti in area urbana (59%) e iscritti da prima della pandemia (89%), emerge che il 35% ha ridotto il ricorso al prestito e il 50% ha mantenuto le abitudini precedenti. Incidenze più elevate di coloro che hanno ridotto i prestiti si hanno, come da letteratura,  tra i lettori deboli, ma anche tra gli studenti, che praticavano la lettura soprattutto per motivi di studio. L’uso dei servizi aggiuntivi al prestito è influenzato dall’età dell’utente. Come emerso anche in altre indagini, i più giovani (fino a 34 anni) frequentano le biblioteche soprattutto per studiare, incontrare altre persone e utilizzare il wi-fi. Gli adulti tra 35 e 64 anni frequentano gli eventi e le attività per bambini, i più anziani hanno tassi di partecipazione ridotti. Il 42% dei vecchi iscritti dichiara di aver ridotto la partecipazione alle attività accessorie dopo il Covid, sia  a causa di una riduzione dell’offerta, che per scelta. Il 54% dice di averla mantenuta sugli stessi livelli. Tra le attività accessorie più richieste per la “biblioteca ideale” figurano quelle per il tempo libero e la socializzazione. Torna con forza l’idea della biblioteca come luogo di animazione culturale territoriale. Quote elevate dei rispondenti riconoscono il contributo positivo delle biblioteche al proprio benessere individuale, ma soprattutto a quello collettivo. Le biblioteche offrono importanti occasioni di accrescimento culturale e di socializzazione, l’accesso gratuito ad un vasto patrimonio di libri e a spazi piacevoli per lo studio e il confronto.

Infine, la rilevazione sui bilanci e le scelte organizzative dei musei di rilevanza regionale ha consentito di avere informazioni inedite sul funzionamento del segmento più strutturato di musei non statali e sull’indotto attivato. Fra le attività più affidate all’esterno ce ne sono alcune specifiche (visite guidate, laboratori) e altre più generiche (pulizie, vigilanza); fra i soggetti affidatari, circa la metà è costituita da imprese cooperative.

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