La lenta risalita post-covid dei consumi culturali e l’emergere del tema del welfare culturale

Osservatorio regionale della Cultura. Nota 1/2023 | A cura di Sabrina Iommi

Sabrina Iommi

La pubblicazione dei dati definitivi relativi al 2021 e delle prime stime aggregate a scala nazionale per il 2022 consente di aggiornare l’analisi degli impatti della pandemia sui settori culturali.

Le attività culturali si confermano tra le più colpite dalla crisi sanitaria, ma anche dalle conseguenti contrazioni del reddito, e figurano anche tra i settori più interessati da importanti fenomeni di riorganizzazione interna, dovuti all’affermarsi di nuove tecnologie e di nuovi gusti del pubblico. Tra i settori più colpiti figura in primo luogo il cinema, per il quale la durata di alcune restrizioni connesse alle precauzioni sanitarie (obbligo di mascherina, divieto di somministrazione di cibi e bevande) è coincisa con i mesi tradizionalmente associati agli incassi maggiori. Si tratta, tuttavia, anche del principale ambito in cui si sono affermate con forza le nuove modalità di consumo, legate al grande successo delle piattaforme online di offerta di film, serie tv e altro intrattenimento. Relativamente meno colpito il settore dei musei, monumenti e aree archeologiche, che secondo i primissimi dati relativi al 2023 sembra avvantaggiarsi della ripresa degli arrivi turistici dall’estero, almeno a beneficio dei luoghi più noti alla domanda internazionale.

Complessivamente, tuttavia, a fine 2022 né il volume dei consumi né l’occupazione di settore sono ancora riusciti a tornare al livello del 2019, anche se il gap si è progressivamente ridotto.

Nel quadro descritto la Toscana, per la quale gli ultimi dati disponibili si fermano al 2021, conferma la presenza di difficoltà soprattutto dal lato della domanda. Sono infatti i consumi che stentano a tornare ai livelli pre-pandemici. Ciò implica conseguenze anche sull’occupazione. Ad esempio, nei musei, si evidenzia un comportamento differenziato tra strutture con contrazione di personale e strutture in espansione. Nei casi di crescita, inoltre, nelle strutture più piccole l’espansione avviene in termini di aumento dei dipendenti interni, volto magari ad assicurare una base operativa minima, mentre in quelle più grandi essa è spinta soprattutto dalla crescita del numero dei collaboratori esterni. Nelle biblioteche si registra in generale una contrazione degli addetti, sia interni che esterni, con distribuzione diversa in funzione della dimensione delle strutture: le più piccole hanno perso soprattutto addetti esterni, quelle medie e grandi anche addetti interni. Per lo spettacolo, infine, gli operatori attivi nel 2021 sono stati il 70% di quelli del 2019, con una contrazione più intensa nel caso dei lavoratori autonomi (dato INPS).

L’ultimo approfondimento è dedicato al tema del welfare culturale, ovvero di un’offerta di attività culturali espressamente rivolta a obiettivi di benessere individuale, inclusione e coesione sociale. I dati sono ricavati dalle indagini Istat relative al 2021 su musei e biblioteche, che per la prima volta includono domande sul tema, e da un’indagine diretta realizzata da Irpet sulla Toscana per la Commissione Cultura del Consiglio Regionale. Il quadro che ne emerge è articolato. Guardando ai servizi materiali, si evidenzia una dicotomia tra servizi di base (bagni per disabili, superamento delle barriere architettoniche), ormai molto diffusi, e servizi più innovativi (percorsi tattili, audio-video per persone con disabilità, visite dedicate) ancora molto rari. Guardando, invece, ai progetti dedicati, i destinatari più frequenti sono le persone con disabilità e quelle a disagio socio-economico.

La Toscana, come in generale il Centro-Nord mostra in genere dotazioni e livelli di attività più elevati, anche se il tradizionale divario Nord-Sud in alcuni casi, come per l’inclusione dei soggetti con disagio economico, si affievolisce notevolmente. Anche per settore emergono comportamenti piuttosto diversificati. Ad esempio, se nel caso dei musei e delle strutture assimilabili, quelle più grandi e localizzate in area urbana hanno di solito le migliori dotazioni e i più alti livelli di attività per l’inclusione, nel caso delle biblioteche le aree urbane piccole fanno meglio di quelle grandi, grazie alla buona performance delle biblioteche degli enti locali, che nelle realtà più piccole sono di solito l’unico tipo di struttura. Guardando alla sola Toscana, infine, gli operatori dello spettacolo sono quelli che più contribuiscono all’offerta di welfare culturale, soprattutto a favore di bambini e ragazzi (si pensi al teatro per le scuole e nei quartieri disagiati). Musei e biblioteche, tuttavia, ottengono un buon risultato per i progetti a favore dell’inclusione di disabili e caregiver.

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