Rapporti e Ricerche
Il 2017 non è stato un anno particolarmente positivo per l’agricoltura italiana. Le condizioni climatiche sfavorevoli, legate alle gelate nella prima parte dell’anno, al lungo periodo estivo di temperature elevate e, infine, ai diffusi fenomeni temporaleschi, hanno determinato una tenuta del valore aggiunto, esclusivamente grazie a una dinamica favorevole dei prezzi. Inoltre, l’incremento molto contenuto dei costi intermedi ha consentito di aumentare i margini di profitto delle aziende agricole (ISTAT, 2018). Dopo molto tempo torna infatti a crescere a favore degli imprenditori agricoli la ragione di scambio tra prezzi dei prodotti e prezzi dei fattori produttivi.
Dal punto di vista territoriale, il Centro Italia e il Nord Est sono le aree che hanno risentito di più della congiuntura sfavorevole, a causa dell’impatto particolarmente negativo sulle coltivazioni legnose, soprattutto fruttiferi e vino. Ciò spiega perché la flessione congiunturale dell’agricoltura toscana è stata particolarmente rilevante, con una contrazione del valore a prezzi correnti di produzione e valore aggiunto. Il rallentamento delle attività agricole ha comportato un calo delle attività di supporto e dei movimenti di lavoro dipendente, che mostrava un andamento decrescente già dal 2015.
Nonostante l’annata negativa, il Rapporto mette in evidenza alcuni elementi di positività. Innanzitutto, la ripresa dei consumi; in particolare, per la prima volta dopo la crisi, aumenta il consumo di carne (ISMEA, 2018a). Ciò ha inciso positivamente sulla zootecnia, che, in controtendenza con gli altri comparti, mostra un andamento positivo.
Grazie alla bassa inflazione, che ha contenuto i costi degli input, ai prezzi relativamente elevati dell’olio e alla ripresa di quelli di vino e cereali, la ragione di scambio è rimasta positiva per gran parte dell’anno. Sul contenimento dei costi degli input ha inciso anche la scarsa presenza di patogeni, che ha limitato gli interventi in vigna.
Un altro dato interessante è che continuano ad aumentare le imprenditrici agricole, in controtendenza rispetto alla generale riduzione degli addetti.
Infine, nonostante la riduzione della produzione, l’export del settore agro-alimentare aumenta e presenta un saldo commerciale quasi in parità. Ciò grazie al contributo positivo dei settori di punta dell’agricoltura, vivaismo e vitivinicoltura, ma anche di quelli dell’industria alimentare e delle bevande.