Ricerca curata da Andrea Angeli, Eugenio Palmieri e Patrizia Lattarulo
Il Rapporto di ricerca è stato curato da Andrea Angeli (Capp. 1-4), Eugenio Palmieri (Capp. 3-4), Patrizia Lattarulo responsabile dell’Area Economia pubblica e territorio dell’IRPET (coordinamento e supervisione del testo). Si ringrazia la prof.ssa Maria Grazia Pazienza (Università degli studi di Firenze) per gli utili consigli e Alessio Ferracani, Jacopo Geroni e Sabrina Graziani per la collaborazione nella lettura e interpretazione dei dati.
Tra le politiche rivolte al recupero di gettito fiscale, il condono è senza dubbio quella alla quale i governi italiani hanno fatto maggiormente ricorso, con l’intento di trovare nuove risorse da destinare agli equilibri di bilancio in momenti di grave crisi finanziaria e di cancellare posizioni debitorie ormai difficilmente recuperabili. Si tratta, infatti, di una politica certamente più agevole da applicare rispetto al contrasto all’evasione, che è meno popolare, comporta tempi più lunghi, richiede una migliore efficienza amministrativa ed una maggior continuità politica per sortire qualche efficacia. Infatti, le previsioni di recupero da iscrivere in bilancio possono essere elevate se basate sull’ingente dimensione dell’evasione nel nostro paese, anche se spesso il gettito recuperato è ben inferiore alle aspettative.
In questo lavoro si analizza l’intervento del triennio 2016-2018 che ha introdotto la definizione agevolata o rottamazione dei ruoli emessi dal 2000 al 2017. Essa opera uno sconto del debito del contribuente che vi aderisce, il quale può pagare l’imposta dovuta senza versare le sanzioni e gli interessi di mora. L’obiettivo di questo intervento è avere entrate immediate grazie all’adesione da parte dei debitori potenzialmente attratti dagli sconti offerti. In altri termini, attraverso il condono l’ente impositore mira a recuperare delle entrate non versate, sia pure rinunciando alle multe e costi aggiuntivi maturati nel frattempo.
Questa misura è stata applicata a tutte le posizioni debitorie verso Agenzia delle Entrate – Riscossione, incluse le fiscalità degli enti territoriali. Una delle imposte più rilevanti per l’autonomia fiscale regionale è il bollo auto che presenta livelli di evasione non trascurabili, nonostante gli importi medi dovuti siano relativamente modesti e pur trattandosi di un‘imposta sulla proprietà, per cui è facilmente identificabile il contribuente.
È dunque importante chiedersi se, grazie al condono, vi sia stato un maggiore recupero fiscale per le casse dell’ente, e quale sia stato l’effetto di medio-lungo periodo sulla compliance dei debitori.
Durante gli anni in cui è stata attiva la definizione agevolata (2017-2019) si sono recuperati circa 79 milioni di euro. Se però consideriamo quanto comunque sarebbe stato recuperato dalla normale azione di contrasto, questo importo si riduce a 12,4 milioni. Considerato gli oltre 800 milioni di ruoli non pagati della tassa automobilistica nei 15 anni considerati, questi 12 milioni in tre anni non sembrano un risultato particolarmente incisivo.
Per studiare il cambiamento del comportamento individuale a seguito dell’introduzione della definizione agevolata è stato utilizzato un approccio difference-in-difference (DID), mettendo a confronto due tempi diversi di pagamento dei ruoli. I risultati evidenziano che i contribuenti che hanno partecipato alla definizione agevolata hanno una maggiore probabilità di non pagare i nuovi ruoli del 2018 rispetto a coloro che non hanno aderito a questo strumento. Ciò è probabilmente attribuibile al fatto che tali contribuenti, prima di pagare il nuovo debito, preferiscono aspettare che sia introdotto un nuovo condono per poter beneficiare ancora una volta degli sconti offerti.
La nostra analisi conferma quindi i risultati della letteratura che evidenziano un effetto negativo sulla compliance del condono nel medio-lungo periodo.