Studio a cura di C. Ferretti e P. Lattarulo (IRPET, Area Economia pubblica e territorio) con la collaborazione scientifica di M. G. Pazienza (Università degli studi di Firenze)
Obiettivo di questo lavoro è analizzare alcune possibili alternative di riordino della fiscalità regionale basate su una ipotetica soppressione dell’Irap, una imposta che è stata più volte oggetto di ripensamenti e revisioni che, di fatto, ne hanno depotenziato la portata. Uno degli ultimi interventi normativi è stato attuato con la legge di stabilità 2015 (Legge n. 190/2014) che, a decorrere dall’anno d’imposta 2015, ha reso interamente deducibile dalla base imponibile Irap il costo per il personale dipendente assunto a tempo indeterminato.
D’altra parte l’Europa ha spesso sollecitato iniziative di riordino e semplificazione fiscale basate sull’alleggerimento del costo del lavoro a favore di prelievi sui consumi e sul patrimonio, tanto è che tale indirizzo viene ribadito anche all’interno del PNRR (Piano nazionale ripresa e resilienza).
L’Irap e l’Ires sono fiscalità entrambe a carico delle imprese, nonostante le differenze nei soggetti passivi e nella base imponibile, e questo suggerisce una prima ipotesi, cioè quella di verificare l’opportunità di recuperare il gettito dell’Irap modificando il disegno dell’Ires. Si tratterebbe di agire attraverso un innalzamento dell’aliquota Ires e prevedere che la parte di Ires aggiuntiva sia riversata alla Regioni sotto forma di trasferimento o, meglio, gestita come compartecipazione. Una seconda ipotesi, ugualmente interessante, può riguardare un possibile aumento dei trasferimenti erariali ricevuti dalle Regioni a titolo di compartecipazione all’Iva, che si otterrebbe aumentando il prelievo o la quota di gettito Iva destinato alle amministrazioni regionali. Nel seguito esamineremo queste due alternative dal punto di vista della distribuzione regionale del gettito e della diversa pressione fiscale su cittadini e imprese.
Inoltre, una delle più importanti entrate proprie regionali ha ad oggetto il bollo auto, tributo al quale l’Europa sta dedicando molta attenzione in vista di una possibile armonizzazione, ma soprattutto per il suo carattere di fiscalità ambientale, utile – assieme alle accise – a indirizzare verso comportamenti virtuosi in ambito di mobilità. Si tratta di una imposta particolarmente invisa per la sua natura di prelievo sulla proprietà, nonostante il basso importo. Per questo motivo si ritiene, per ora, di tralasciare l’ipotesi di recuperare risorse attraverso questo tributo. (…)