A cura di Claudia Ferretti e Patrizia Lattarulo con la collaborazione scientifica di Maria Grazia Pazienza (Università degli studi di Firenze)
A cura di Claudia Ferretti e Patrizia Lattarulo (IRPET, Area Economia pubblica e territorio) con la collaborazione scientifica di Maria Grazia Pazienza (Università degli studi di Firenze)
Nel dibattito attualmente in corso sulla semplificazione in ambito fiscale molta attenzione viene dedicata a proposte di soppressione dell’Irap, una imposta che è stata più volte oggetto di ripensamenti e revisioni che, di fatto, ne hanno depotenziato la portata. Uno degli ultimi interventi normativi è stato attuato con la legge di stabilità 2015 (Legge n. 190/2014) che, a decorrere dall’anno d’imposta 2015, ha reso interamente deducibile dalla base imponibile Irap il costo per il personale dipendente assunto a tempo indeterminato.
D’altra parte l’Europa ha spesso sollecitato iniziative di riordino e semplificazione fiscale basate sull’alleggerimento del costo del lavoro a favore di prelievi sui consumi e sul patrimonio, tanto è che tale indirizzo viene ribadito anche all’interno del PNRR (Piano nazionale ripresa e resilienza).
Tra le diverse ipotesi proposte, una delle più dibattute in questi giorni riguarda il recupero del gettito Irap attraverso un maggior prelievo Ires. L’Irap e l’Ires sono fiscalità entrambe a carico delle imprese, nonostante le differenze nei soggetti passivi e nella base imponibile, e questo suggerisce una prima ipotesi, cioè quella di verificare l’opportunità di recuperare il gettito dell’Irap modificando il disegno dell’Ires. Si tratterebbe di agire attraverso un innalzamento dell’aliquota Ires e prevedere che la parte di Ires aggiuntiva sia riversata alla Regioni sotto forma di trasferimento o, meglio, gestita come compartecipazione. (…)