I divari di genere in Toscana. Un’analisi strutturale

Ricerca a cura di Natalia Faraoni, Donatella Marinari e Valentina Patacchini

Natalia Faraoni, Donatella Marinari e Valentina Patacchini

I DIVARI DI GENERE IN TOSCANA Un’analisi strutturale

La ricerca, svolta nell’ambito delle attività comuni di IRPET con il Consiglio regionale della Toscana – Commissione regionale pari opportunità, è stata curata da Natalia Faraoni, Donatella Marinari e Valentina Patacchini con il coordinamento di Leonardo Ghezzi, dirigente dell’Area Congiuntura e struttura economica: andamenti congiunturali e strutturali dell’economia regionale. Mercato del lavoro.

Per un’analisi più approfondita della condizione femminile si rimanda ai Rapporti biennali IRPET sulla condizione economica e lavorativa delle donne in Toscana, realizzati con il contributo del Fondo Sociale Europeo. Il rapporto 2021 comprende anche una lettura degli effetti della pandemia sul lavoro delle donne e la presentazione di tre indagini dedicate al tema della cura e alla conciliazione vita-lavoro.

La parità di genere rimane ancora oggi un obiettivo di democrazia a cui tendere. Permangono infatti in Toscana, in Italia e in Europa profonde disparità tra uomini e donne: all’interno del mercato del lavoro, nella distribuzione dei redditi e della ricchezza, nella ripartizione delle competenze, nella divisione del lavoro di cura in ambito familiare, nell’accesso a posizioni apicali nel mondo economico e politico.

La Commissione europea ha adottato un’ambiziosa strategia per la parità di genere (2020-2025) volta a raggiungere un’Europa in cui essa sia la regola. Di conseguenza, il Governo italiano ha stilato la propria strategia nazionale, inserita nell’ambito di attuazione del PNRR e nella riforma del Family Act, e ogni Regione è chiamata a fare la propria parte.

Come esplicitato nel documento del Dipartimento per le Pari Opportunità, “il primo passo nel definire una strategia d’azione per il raggiungimento della parità di genere è la piena comprensione della situazione italiana, delle fattispecie che hanno visto maggiori evoluzioni e degli ambiti di intervento reputati di maggior priorità”. Per delineare il quadro di sfondo il documento nazionale fa riferimento al Gender equality index stilato ogni anno dall’Istituto europeo per l’uguaglianza di genere (Eige), che vede l’Italia con un punteggio al di sotto della media europea e ben lontana dai primi tre paesi della classifica – Svezia, Danimarca e Francia. Seguendo questo approccio, gli ambiti di intervento della strategia nazionale sono quindi lavoro, reddito, competenze, tempo e potere.

L’Italia è un paese segnato profondamente dalle differenze territoriali e gli indici calcolati a livello nazionale scontano queste forti disuguaglianze, basandosi su valori medi che non rispecchiano la realtà. (…)

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