di N. Faraoni e T. Ferraresi
Quando parliamo di moda ci riferiamo ad alcune specializzazioni manifatturiere dedicate alla produzione di beni di consumo come l’abbigliamento, le calzature, gli accessori. Dal punto di vista dei processi produttivi esse appartengono a filiere distinte, ma rispondono a logiche organizzative simili e sono spesso accomunate dalla presenza delle grandi firme o dei distributori internazionali impegnati nella vendita di un’ampia gamma di prodotti. Queste produzioni rappresentano una delle facce più note del cosiddetto Made in Italy.
Il lavoro evidenzia la capacità del sistema moda toscano di reagire, pur a seguito di un processo di selezione e restringimento, alle minacce della globalizzazione, e il ruolo centrale che questo ha avuto nella ripresa dell’economia regionale all’indomani della Grande Recessione. Le produzioni della moda sono state in grado di consolidarsi negli ultimi anni, recuperando competitività. La crescita è stata trainata dalle esportazioni, che assorbono una quota rilevante della produzione del sistema e che, attraverso le filiere produttive interne alla regione, sono state in grado di generare una ricchezza relativamente diffusa anche a chi non è direttamente affacciato sui mercati internazionali. I settori che più hanno sofferto, in effetti, sono stati quelli più in difficoltà a riposizionarsi sui mercati esteri, come il tessile e le calzature. Il successo in termini di esportazioni e di addetti degli ultimi anni si deve in particolare alla filiera della pelletteria, che sembra assumere in Toscana la forma di un vero e proprio sistema. Ben integrato nelle catene internazionali del valore grazie alla presenza di multinazionali della moda con sede anche in regione, si articola a livello territoriale con produzioni altamente specializzate a monte e valle della filiera: dal distretto conciario di Santa Croce sull’Arno, che rimane uno degli ultimi presidi europei della produzione di pelle e cuoio; al ruolo di trascinamento e impulso delle grandi firme; fino all’articolazione territoriale di conto terzi e fornitori.
In prospettiva, il recupero di competitività delle produzioni più arretrate e la persistenza nel successo di quelle più dinamiche passa anche per l’innovazione tecnologica, oggi declinata nel paradigma 4.0. Da una prima analisi della penetrazione dei processi di digitalizzazione e della ristrutturazione organizzativa necessaria per implementarli, le imprese della moda appaiono effettivamente in ritardo rispetto agli altri settori. Tuttavia, il mondo della moda è molto differenziato. Esistono imprese integrate nelle catene del valore internazionali, che hanno investito in capitale umano altamente qualificato, dandosi una struttura più articolata, le quali raggiungono livelli di digitalizzazione comparabili a quelli di aziende di alta tecnologia. Si tratta semmai di comprendere meglio quanto queste imprese di punta siano in grado di o ritengano strategico trascinare il resto del sistema moda verso nuovi investimenti e quanto il paradigma Industria 4.0 risulti appetibile per le aziende più distanti dalla frontiera tecnologica, che fanno ancora oggi dell’intensità di lavoro e della forte flessibilità i propri tratti distintivi.