Osservatorio regionale della Cultura. Nota 1/2024 | A cura di S. Iommi
Questa nota ha una duplice finalità: la prima è quella di analizzare l’andamento congiunturale dei principali settori culturali, per evidenziarne segnali di ripresa e/o criticità; la seconda è quella di approfondire l’analisi su un segmento di domanda particolarmente rilevante, che è quello espresso dal turismo con prevalenti finalità culturali.
Sul primo aspetto, purtroppo, la pubblicazione dei dati ISTAT è molto rallentata. Ad oggi, gli unici dati ufficiali disponibili per i diversi settori (musei, biblioteche, spettacolo) sono fermi al 2022, e non sono stati pubblicati neppure dati nazionali aggregati relativi al comportamento di spesa o di partecipazione degli utenti relativi al 2023.
Pertanto, l’andamento del 2023 può essere al momento ricavato solo dalla pubblicazione di alcuni dati da parte di pochi grandi musei e da alcuni report di settore. Questi primi dati,che richiedono grande cautela interpretativa, contengono primi indizi su una quasi completa ripresa dei livelli di fruizione pre-Covid del patrimonio storico-artistico, chiaramente correlati alla crescita delle presenze turistiche, soprattutto nella componente internazionale.
I dati relativi al 2022 consentono un’articolazione per settore. Essi evidenziano in generale una ripresa rispetto all’anno precedente, anche se non tale da tornare ai livelli prepandemici. Una positiva eccezione è rappresentata dal settore dei concerti di musica leggera, che ha visto una decisa espansione, solo in parte motivata dal recupero delle attività annullate per il Covid e avvenuta nonostante un aumento non troppo lieve del livello dei prezzi. La fase espansiva si è riflessa positivamente anche sull’occupazione, con prevalenza però della componente privata e a collaborazione, per la sua maggiore facilità di adeguamento ai livelli effettivi di domanda.
La seconda parte della nota è dedicata al tema del turismo culturale.
Si tratta del segmento del turismo considerato di maggior pregio, per i ritorni economici maggiori (spesa media per turista più elevata) e i minori impatti negativi (minore stagionalità, maggiore sensibilità ai temi della conservazione e della tutela), anche se il grande successo di alcune città d’arte, tra cui Firenze, ha recentemente aumentato la visibilità degli impatti negativi (effetti inflattivi sui prezzi locali, a cominciare da quelli delle abitazioni, distorsione del tessuto produttivo verso le attività ricettive e il commercio orientato ai turisti, innalzamento dei livelli di microcriminalità, pressione sulle risorse naturali e culturali fragili, ecc.).
Si tratta anche del segmento turistico più rilevante per la Toscana. Ad una classificazione nazionale proposta da ISTAT, infatti, la Toscana risulta tra le regioni più vocate al turismo (tutti i Comuni sono dotati di attrattività turistica) e tra quelle in cui più pesante è la quota del turismo culturale: il 28% dei Comuni è classificato a vocazione turistico-culturale prevalente e un ulteriore 16% a vocazione turistico-culturale parziale, per un totale pari a quasi la metà dei Comuni (44%), per cui l’offerta culturale è rilevante. La grande diffusione territoriale del patrimonio storico-artistico e la possibilità di potenziare l’offerta di attrazioni locali agendo sulla parte di spettacolo e intrattenimento, più facilmente modificabile nel breve periodo, costituiscono pertanto delle buone opportunità per coniugare gli obiettivi di valorizzazione (dei territori meno conosciuti) con quelli della sostenibilità (dei territori soggetti a pressioni eccessive).La nota si chiude con l’analisi a scala locale della distribuzione sia delle presenze turistiche che dei fruitori del patrimonio storico-artistico e dell’offerta di spettacolo e intrattenimento. Ciò consente di evidenziare i fattori di maggior attrazione della regione (arte, mare, paesaggio), che appaiono diversificati e diffusi, e di confrontare localmente i livelli di ciascuna componente (turisti in genere vs consumatori culturali). Ne emergono varie combinazioni, tra cui le più interessanti sono le due seguenti: i luoghi con un forte attrattore culturale ma poco in grado di trattenere i turisti sul territorio (di solito piccoli comuni decentrati) e quelli con molti turisti ma pochi fruitori culturali (di solito le aree balneari). Seppur inquadrate in modo schematico, queste due tipologie estreme offrono spunti per l’implementazione di politiche di sviluppo mirate e la costruzione di nuovi prodotti turistici. I benefici attesi riguardano la diffusione territoriale e stagionale dei flussi, ma anche ricadute positive per i residenti, non solo in termini di occasioni di lavoro, ma anche in quelli di maggiori opportunità di partecipazione culturale.
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