Articolo a cura di C. Ferretti e P. Lattarulo
La Legge di Stabilità 2015 è stata generalmente accolta come un intervento in discontinuità con i precedenti governi, rivolta a introdurre manovre di rilancio economico all’interno di un rigido quadro di rispetto dei vincoli di finanza pubblica. Come primo intervento in questa materia da parte del governo appena insediato, ne prefigura le linee guida per gli anni a venire, impostate su principi di confronto con il governo europeo, mirate ad introdurre i possibili margini di flessibilità, al fine di invertire il trend depressivo sull’economia. Al centro della manovra vengono posti interventi di riduzione della pressione fiscale, accompagnate da misure di rigore sulla spesa pubblica. I tagli alle risorse e alla capacità di spesa — vincoli di natura finanziaria, contabile e sul personale — vengono utilizzati come leva per accelerare i processi di riassetto istituzionale, nonostante non si sia ancora compiuta una adeguata riflessione in merito alla riorganizzazione funzionale e amministrativa. Se da un lato si accorciano i tempi lunghi dell’inerzia, dall’altro si persegue una riorganizzazione ”spontanea”, con alti rischi di improvvisazione e di asimmetrie territoriali. La Legge di Stabilità 2015 impone tagli a carico di tutti gli enti territoriali ridefinendo di fatto il perimetro di azione dei singoli livelli istituzionali (Regione, Comuni, Province e città metropolitane).
Questo lavoro presenta l’articolazione della manovra e le principali implicazioni sugli enti, su famiglie e imprese. Per le stime quantitative viene preso a riferimento il contesto della Toscana; la disponibilità di data base fiscali e di bilancio a scala regionale, consente di fare della Toscana un interessante caso di studio.
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