Osservatorio regionale della Cultura. Nota 1/2022 | A cura di Sabrina Iommi
Come accade spesso nelle attività culturali, le filiere produttive non sono immediatamente ricavabili dalle informazioni statistiche standard, ma devono essere ricostruite ad hoc. Il settore della musica dal vivo e per intrattenimento non sfugge a questa regola.
Per ricostruirne consistenza e caratteristiche, l’idea è quella di partire dai beneficiari dei bandi nazionali e regionali (toscani) dei ristori distribuiti a causa del Covid-19, da cui si attingono informazioni su varie dimensioni (Codici Ateco di attività, forma giuridica, entità del fatturato, distribuzione territoriale), per poi allargare l’analisi utilizzando le fonti statistiche ufficiali.
L’analisi dei beneficiari dei bandi conferma che si tratta di un insieme molto eterogeneo di attività, che oltre ad appartenere ad alcuni codici Ateco caratteristici del settore (le diverse articolazioni della divisione 90 “Attività creative, artistiche e di intrattenimento”), è distribuito in modo trasversale rispetto alla classificazione ufficiale.
Nella ricostruzione della consistenza complessiva del settore, che include imprese profit e istituzioni no-profit, si devono necessariamente apportare alcune semplificazioni. Si sceglie, pertanto di includere i codici Ateco più caratteristici (corrispondenti a “ Edizioni sonore e studi di registrazione”, “Rappresentazioni artistiche e attività di supporto” , “Creazioni artistiche”, “Discoteche”, “Altre attività di intrattenimento”), escludendo quelli troppo trasversali, che solo in parte sono legati alla musica dal vivo (ad esempio alberghi e altre strutture ricettive, ristoranti, bar e assimilabili, come anche i lavori di costruzione e installazione).
In questo modo, si ottiene per l’Italia una stima di circa 72mila addetti alle imprese (0,4% degli addetti nazionali) a fronte di un valore aggiunto di 2,3 miliardi di euro (0,3% del totale nazionale). Per la Toscana, con la stessa metodologia di stima si hanno gli stessi pesi. Tuttavia, grazie alla disponibilità di dati aggiuntivi, si riesce a ricostruire il settore con più precisione, aggiungendo alcuni codici Ateco a 6 cifre (“Agenti e procuratori”, “Noleggi di strutture e attrezzature”, “Servizi di biglietteria” e “Altra formazione culturale”) e il settore no-profit. Si ottengono così circa 7.700 addetti alle imprese (0,6% del totale ) e 3.600 dipendenti delle istituzioni no-profit (7% del totale). I dati mettono in luce anche le specificità del settore, che sono: a) la forte incidenza del no-profit (più in termini di addetti che di fatturato e soprattutto nelle rappresentazioni artistiche e nella gestione di teatri e sale), b) l’elevata incidenza del lavoro autonomo fra le imprese.
Con i dati di fonte SIAE su concerti, ballo e intrattenimenti musicali si ottengono, inoltre, informazioni sui luoghi dello spettacolo. Il dato più significativo è la differenza tra il macro-aggregato dei concerti e quello del ballo e intrattenimento musicale. Il primo mostra tratti più evidenti da settore produttivo, utilizza infatti luoghi dedicati e mostra una forte concentrazione territoriale, in area urbana e soprattutto a Firenze. Il secondo è diviso in due segmenti con caratteristiche diverse, da un lato ci sono infatti le discoteche con locali dedicati e grandi capienze (in piccola parte affiancate da un’offerta molto diffusa di piccoli circoli), dall’altro c’è l’intrattenimento musicale, che interagisce molto con il settore di alberghi e ristoranti, nonché con l’offerta pubblica in spazi all’aperto. Si tratta di un settore molto più diffuso sul territorio e in gran parte rivolto ad una domanda di servizi per il tempo libero espressa dalla popolazione residente, cui si somma, in alcuni periodi e in alcuni territori, quella turistica.
Tornando ai codici Ateco, è evidente che da soli non bastano a cogliere la complessità del settore (anche se costituiscono una buona base, perché affidabili e confrontabili) e potrebbero essere utilmente affiancati da dati amministrativi, a condizione però che questi vengano raccolti e organizzati in forma di database e che siano nella completa disponibilità dell’ente che li ha raccolti, per finalità statistiche e di costruzione delle politiche pubbliche. Data la normativa sempre più stringente sulla tutela della riservatezza dei dati, sarebbe bene che egli enti pubblici ottenessero tale disponibilità automaticamente da parte di coloro che rispondono ad un bando pubblico.
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