La polarizzazione nel mercato del lavoro: una prospettiva di genere

Nota di lavoro 32/2024 di N. Faraoni e D. Marinari

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Le trasformazioni del mercato del lavoro dell’ultimo ventennio sono state da più parti interpretate come un processo di polarizzazione, prima evidenziato per gli Stati Uniti, poi indagato anche in Europa. Tale polarizzazione si realizza attraverso una crescita congiunta dei gruppi estremi della forza lavoro, quelli più qualificati e quelli meno qualificati, a fronte di uno svuotamento delle fasce centrali di lavoratori. Le ragioni di questo slittamento verso gli estremi della distribuzione sono rintracciate negli effetti della cosiddetta transizione digitale: la crescente diffusione delle tecnologie 4.0 crea una nuova domanda di lavoro qualificato, espellendo al tempo stesso le funzioni più ripetitive, sia cognitive che manuali. Il peso del lavoro manifatturiero si è in effetti contratto, ad opera sia dell’introduzione di innovazioni tecnologiche che delle delocalizzazioni nei paesi a minor costo del lavoro. Ciò ha favorito la terziarizzazione dell’economia, con l’affermazione di figure altamente specializzate nell’offerta di servizi avanzati, ma anche con il peso crescente dei servizi alla persona, sospinto dall’invecchiamento della popolazione e dalla defamilizzazione delle attività di cura.

L’Italia rappresenta in questo panorama un’anomalia, perché gli studi sul caso nazionale evidenziano come all’aumento di una domanda di lavoro scarsamente qualificato nei servizi non abbia corrisposto una simile crescita di occupazione qualificata, complice lo scarso assorbimento da parte del nostro sistema produttivo di lavoratori laureati, a cui si aggiunge la debole richiesta del settore pubblico, per molti anni rallentata dal blocco delle assunzioni.

A conferma di questa tendenza, nel periodo post-pandemia le attività economiche in cui le posizioni lavorative sono aumentate maggiormente sono state il turismo, la logistica e i servizi alla persona, dove spicca una domanda di professioni a bassa qualifica.

Può essere interessante applicare a questo tipo di analisi una prospettiva di genere. Sono noti i fenomeni di segregazione orizzontale e verticale che caratterizzano il lavoro femminile come pure la crescita, negli ultimi decenni, del numero delle donne diplomate e laureate, dotate di specifiche competenze e con una maggiore propensione a partecipare al mercato del lavoro. Permangono tuttavia gli ostacoli alla piena occupazione femminile, prevalentemente riconducibili al carico di attività di cura familiare e ai più bassi redditi medi percepiti.

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