Nota rapida 16/2022 di G. F. Gori e P. Lattarulo
I rincari delle materie prime e i crescenti costi dell’energia, ereditati dalla crisi Covid e acuiti dal successivo conflitto ucraino, penalizzano le imprese e il sistema produttivo e creano un allarme diffuso, rappresentando un grave rischio per la ripresa economica. Questi costi si ripercuotono anche sulle amministrazioni pubbliche e, soprattutto, costituiscono un freno all’attivazione del più importante piano di investimenti europei, che rappresenta la vera scommessa per la crescita economica del nostro paese e per il suo sviluppo.
Il 2022 è, infatti, l’anno cruciale per l’avvio della gran parte degli investimenti finanziati a valere sulle risorse del PNRR. Il timing imposto dalla Commissione Europea prevede che entro l’anno siano avviate e concluse le procedure di evidenza pubblica relative alle nuove progettualità, per poter poi dar seguito tempestivamente all’esecuzione degli interventi che dovrà concludersi entro il 2026. Che la mole degli interventi e la loro tempistica avrebbe rappresentato un impegno molto difficoltoso è stato da subito evidente per le difficoltà strutturali legate alle note carenze del mercato dei lavori pubblici nel nostro paese, a cui si sono aggiunte difficoltà contingenti, derivanti dalla fragilità del sistema che è uscito indebolito dal lungo periodo di crisi. L’aumento dei costi dell’energia e delle materie prime, che si fa progressivamente più preoccupante, sta compromettendo dunque l’avvio di molti lavori. In più momenti il Governo è intervenuto nell’intento di porre urgentemente un rimedio ai colli di bottiglia nell’attività delle amministrazioni pubbliche, in primis gli enti locali, le quali si sono trovate a dover fronteggiare richieste di adeguamento prezzi da parte delle imprese aggiudicatarie di contratti già avviati o a ritardare l’avvio delle procedure per l’impossibilità di prevedere i necessari incrementi del prezzo a base d’asta. (…)