Il fascicolo rientra nel progetto di analisi dei dati censuari del 2001, nato dalla collaborazione tra il Settore Statistica della Regione Toscana e l’IRPET. Il report focalizza l’attenzione sulle principali caratteristiche degli insediamenti residenziali...
Il fascicolo rientra nel progetto di analisi dei dati censuari del 2001, nato dalla collaborazione tra il Settore Statistica della Regione Toscana e l’IRPET.
Il report focalizza l’attenzione sulle principali caratteristiche degli insediamenti residenziali in Toscana.
Si parte da informazioni generali, circa le modalità di utilizzo del territorio e le specificità strutturali dell’edificazione (edifici per Km2, altezza delle costruzioni, numerosità dei piani, epoca di costruzione, stato di conservazione, ecc.) per arrivare ad una analisi a grana più fine in relazione alle condizioni abitative della popolazione residente: quanti sono i toscani che vivono in casa di proprietà e quanti quelli senza casa; quanti sono i residenti che vivono in case troppo piccole e quanti quelli che hanno case troppo grandi, quanto le caratteristiche del nucleo familiare (numero dei componenti, nazionalità, tipo di occupazione) influenzano le condizioni abitative, ecc.
La ricerca è stata condotta prestando particolare attenzione da un lato ai cambiamenti avvenuti nel corso del tempo (si è fatto riferimento anche a dinamiche di lungo periodo e non solo a quelle riguardanti l’ultimo decennio intercensuario), dall’altro ai confronti di livello interregionale e infraregionale, cercando di metter in evidenza le specificità dei diversi sistemi insediativi (aree urbane, aree turistiche, aree distrettuali, ecc.).
Ne emerge un quadro della Toscana sostanzialmente positivo, ma che è in realtà il frutto di una sorta di posizione media tra luci ed ombre: la bassa densità di edificazione è in realtà il risultato della compresenza di aree a forte concentrazione di popolazione e aree collinari e montane ancora poco antropizzate; la forte diffusione della proprietà dell’alloggio di residenza, assunta convenzionalmente come indice di ricchezza e benessere, comincia a mostrare i suoi risvolti negativi introducendo eccessive rigidità nelle scelte degli individui e alimentando un mercato già ampiamente distorto, che tende a penalizzare le generazioni più giovani.