Nota rapida 11/2022 di S. Iommi
La strategia nazionale per le aree interne (SNAI) è uno dei più recenti esempi di politica di sviluppo locale. Per definizione, essa è rivolta ad aree periferiche caratterizzate da forti divari di sviluppo rispetto ai territori più dinamici, distanza che ha innescato circoli viziosi di abbandono da parte della popolazione residente, indebolimento dell’offerta dei servizi locali, ulteriore spopolamento. Al fine di invertire tale dinamica e favorire un percorso di convergenza, la strategia è organizzata su due categorie di interventi: la prima prevede l’adeguamento infrastrutturale e dell’offerta dei servizi essenziali, definiti “le pre-condizioni dello sviluppo”, mentre la seconda mira all’elaborazione di veri e propri progetti di sviluppo locale, finalizzati alla valorizzazione dei fattori produttivi del territorio (risorse naturali, forza-lavoro, competenze). L’attivazione delle potenzialità finora sottoutilizzate è considerata strategica, non solo per i territori direttamente interessati, ma per l’intero sistema economico perché costituisce un importante contributo alla crescita aggregata, perché è indispensabile per la transizione a un modello di sviluppo più sostenibile e, infine, perché consente di ridurre le esternalità negative dell’abbandono di ampie aree territoriali, a partire dall’emergenza del dissesto idro-geologico (AA.VV., 2014).
La visibilità della SNAI nel dibattito pubblico è l’occasione per rilanciare la riflessione su alcuni concetti centrali dell’analisi economica dello sviluppo, su cui le evidenze empiriche sono spesso contraddittorie.
Obiettivo di questa nota è di stimolare la discussione, partendo da una rassegna ragionata della letteratura, per arrivare a trarne indicazioni pratiche e operative per le politiche pubbliche.