Rapporti e Ricerche
Questo documento si propone di aiutare i giovani che stanno ultimando la formazione di secondo grado a fare una scelta consapevole del successivo, eventuale, percorso di studio terziario, al fine di influenzarne positivamente il futuro lavorativo.
Chi decide di iscriversi a un corso universitario infatti deve avere la possibilità di essere informato su quali siano, date le caratteristiche del sistema produttivo, le possibilità di impiego nella nostra regione. Ciò significa conoscere, per quanto possibile, quali siano le opportunità che i corsi di laurea assicurano in termini occupazionali, quali siano le professioni più richieste, quanto e se l’investimento formativo sia utile per le imprese e quali siano le competenze che sono più apprezzate nel mondo del lavoro. Rispondere a queste domande non è banale per due principali ragioni.
Il contesto produttivo è infatti in continuo e rapido divenire, è mutevole nel tempo, e con esso lo sono anche le esigenze e i fabbisogni formativi domandati da chi decide di assumere i giovani.
Inoltre, i processi di cambiamento e riorganizzazione del sistema produttivo accelerati dalla recessione e le politiche del rigore e dei tagli alla spesa pubblica degli ultimi decenni stanno significativamente modificando la cornice delle opportunità di lavoro, con effetti ancora incerti.
Il bacino delle opportunità offerto dal pubblico impiego si è ad esempio nel tempo ristretto, la crisi economica ha colpito soprattutto il mondo dell’edilizia e della manifattura, mentre il terziario, pur nelle molteplici sue declinazioni, è attualmente il settore a più alto grado di assorbimento di lavoro. Siamo poi di fronte a un cambiamento profondo nell’assetto dei sistemi produttivi che alcuni autori definiscono quarta rivoluzione industriale, era digitale, Industria o Impresa 4.0. Per dare un’idea dell’incertezza del futuro dovuta alla complessità dei processi di cambiamento e alla velocità con cui essi si muovono su scala mondiale, basta citare l’affermazione contenuta nel recente rapporto del World Economic Forum intitolato The future of Job (WEF 2016): il 65%, dei bambini che oggi vanno a scuola, una volta diplomati o laureati, svolgeranno dei lavori che adesso ancora non esistono e che possiamo solo provare a immaginare.
Inoltre, il contesto produttivo è anche molto eterogeneo, e ogni sua tipizzazione in un numero ridotto di fatti stilizzati, facilmente interpretabili, sia per quanto riguarda le caratteristiche (ad esempio, chi assume i laureati?) che i comportamenti (ad esempio, con quali contratti e con quali impieghi sono utilizzati i laureati?), rischia di fornire un quadro semplicistico e non fedele del funzionamento complessivo del mercato del lavoro.
Ma il rischio che corriamo, ovvero produrre informazioni a rapida obsolescenza e troppo schematiche, è meno grave di quello in cui si incorre trascurando il tema: come noto, nel nostro paese, esiste infatti un problema di difficile transizione dei giovani dal mondo dell’istruzione almercato del lavoro che, indipendentemente dal ciclo economico, rende complicata la combinazione fra domanda e offerta. A questo problema può essere imputato, secondo le nostre stime, circa il 36% della disoccupazione giovanile toscana. In altre parole, 36 disoccupati su 100 in Toscana – e circa 40 ogni 100 in Italia – dipendono dal cattivo collegamento fra istituzioni formative e mercato del lavoro.
Questo divario si traduce nel paradosso della coesistenza di alti livelli di disoccupazione giovanile e imprese che cercano lavoratori ma non trovano competenze e conoscenze adeguate alle loro esigenze. Se è vero infatti che l’istruzione ha una funzione civica, sociale e culturale, è altrettanto vero che delle richieste del mondo del lavoro occorre tenere conto per non disattendere le aspettative rispetto alla costruzione di un futuro autonomo per i propri figli che le famiglie nutrono nei confronti della scuola e dell’università.
Orientare i giovani e le loro famiglie diviene quindi essenziale affinché sia possibile coniugare per ogni studente, domani futuro lavoratore, la propria abilità, la personale inclinazione, la, specifica passione, con la vocazione produttiva e le specializzazioni territoriali della nostra regione. Laurearsi è un buon investimento, ma i vantaggi di possedere una laurea non sono immediati (serve tempo), non sono omogenei per tipo di laurea conseguita (non tutti i corsi di laurea offrono le stesse possibilità nel mercato del lavoro), non sono distribuiti uniformemente nel territorio e nei settori economici. Conoscere le opportunità offerte dal nostro territorio può quindi essere di aiuto ad imboccare il percorso di studi che più si confà alle proprie aspirazioni e interessi, ma che è anche particolarmente richiesto dal mercato del lavoro.
Per questi motivi è importante che si diffonda una maggiore consapevolezza – costruita sulla base dell’analisi dei dati disponibili e del confronto tra le istituzioni scolastiche e universitarie, le imprese toscane e gli enti pubblici – delle buone ragioni per proseguire gli studi, delle opportunità offerte dalle Università toscane e delle possibilità presenti nel mercato del lavoro regionale. Questo è l’obiettivo generale del presente Rapporto, che è diviso in tre sezioni.
La prima sezione descrive il sistema produttivo regionale, nelle sue principali articolazioni settoriali e territoriali. La seconda effettua una fotografia del posizionamento dei laureati nel mercato del lavoro toscano. La terza sezione, dopo le prime due di contesto, entra più specificatamente nel tema, analizzando la domanda di laureati che è possibile desumere da due distinte basi informative: una di natura amministrativa, relativa ai flussi delle comunicazioni obbligatorie che i datori di lavoro comunicano ai Centri per l’impiego, e l’altra di natura completamente diversa e riconducibile ai cd. big data, che riguarda le posizioni di lavoro ricercate, e non necessariamente coperte, dalle aziende sul web. Nell’insieme il materiale raccolto fornisce un quadro conoscitivo utile per farsi una idea del nostro mercato del lavoro, e di come si collocano, e/o come potrebbero in futuro collocarsi in quel contesto i giovani neolaureati.