Quarto trimestre 2024. Fra tenuta e indebolimento, la congiuntura economica della Toscana perde vigore

Nota congiunturale 32/2025 a cura di T. Ferraresi, L. Ghezzi, D. Marinari e N. Sciclone

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Il nuovo anno si apre con l’attività economica ed il mercato del lavoro che, in Toscana come nelle altre economie avanzate, hanno perso progressivamente slancio. La produzione industriale nel 2024 ha continuato a flettere nel Paese ed in tutte le regioni italiane: la Toscana chiude l’anno con il -5,1% del quarto trimestre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

La dinamica delle esportazioni a prezzi correnti mostra per il contesto produttivo regionale un quadro favorevole (+13,8% nel 2024), ma influenzato dall’andamento anomalo della gioielleria aretina e per il resto prevalentemente guidato dai risultati di alcune realtà aziendali dell’industria farmaceutica e della meccanica fiorentina. Il dato complessivo, a prezzi dell’anno precedente, è più contenuto, +3,5%, e in linea con la dinamica osservata nel commercio mondiale (+2,4%).

Sul contesto produttivo regionale ha pesato l’andamento negativo del comparto moda, la cui crisi si è soprattutto concentrata nel corso dell’anno nell’ambito del lusso fiorentino.

In questo contesto il mercato del lavoro, pur mostrando complessivamente segnali positivi di tenuta, ha inevitabilmente risentito del rallentamento produttivo. Le assunzioni sono infatti diminuite nel corso del 2024, in particolare nell’industria (-9,5%), anche se è stata più accentuata la regressione delle cessazioni, con ciò determinandosi un numero di posizioni di lavoro aperte più alte rispetto a quelle osservate nel 2023.

Anche gli addetti, oltre che i rapporti contrattuali, sono complessivamente cresciuti nell’anno appena chiuso (+2,5%), ma le variazioni tendenziali sono andate via via riducendosi nel corso dei mesi. Inoltre, con la sola eccezione delle confezioni di abbigliamento, anch’esse in progressiva riduzione nel tempo, gli addetti sono diminuiti in tutti i comparti della moda.

Riguardo alle tipologie contrattuali continuano a crescere i lavoratori a tempo indeterminato, anche se le variazioni mensili tendenziali mostrano progressivamente cali di intensità.

Infine, è andato aumentando da un trimestre all’altro il numero di dipendenti con almeno un periodo di cassa integrazione, ordinaria o artigiana.  Erano in tale condizione meno di 7mila lavoratori nel 2023, diventati a distanza di un anno poco più che 13mila. Praticamente 4 ogni 100, con la filiera della pelle che mostra l’intensità maggiore (10% dei dipendenti). In crescita anche i licenziamenti per motivi economici, soprattutto nell’industria, e prevalentemente concentrati nelle lavorazioni della moda.

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