Tassazione degli immobili fantasma e riforma del catasto

Nota di lavoro 13/2022 di C. Agnoletti, C. Ferretti, P. Lattarulo

L’attuale sistema di tassazione sul patrimonio immobiliare presenta in Italia un determinante elemento di iniquità che deriva dalla sedimentazione storica della base imponibile. Ad oggi, infatti, non esiste un meccanismo di adeguamento della rendita catastale, da cui discende l’ammontare della base imponibile, al valore reale del bene e molto spesso tale disallineamento, oltre ad essere consistente, è anche differenziato per area geografica. Ne consegue che il prelievo costituisce a tutti gli effetti una imposta patrimoniale applicata ad un valore non corrispondente a quello effettivo, allontanandosi, tra l’altro, dal principio del beneficio a cui invece dovrebbe ispirarsi.

L’aggiornamento dei valori immobiliari è, però, una operazione ancora oggi molto controversa sul piano politico. Tanto più che negli ultimi anni, l’imposizione immobiliare è stata oggetto di numerosi ripensamenti legati, da un lato, a finalità di risanamento delle finanze pubbliche, dall’altro, alle competizioni elettorali. La proposta di riforma inserita nella delega fiscale, e oggetto di un acceso dibattito politico, procede su due versanti. In primo luogo, prevede l’adozione di norme rivolte ad avvicinare le rendite catastali ai valori di mercato. Gli strumenti da mettere a disposizione dei Comuni dovranno consentire una più facile classificazione degli immobili nelle categorie appropriate nonché l’integrazione delle informazioni già presenti, senza che tale revisione modifichi la determinazione del prelievo: in altre parole questa nuova fotografia del catasto – è questo l’accordo politico – non dovrà avere ripercussioni sulle imposte da versare. Il secondo versante su cui agirà il governo, riguarda gli immobili e i terreni non dichiarati e la necessità di recuperare il loro gettito evaso. (…)

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