Un’analisi dei fabbisogni professionali del sistema locale di Prato

A cura di S. Duranti, N. Faraoni e V. Patacchini

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Questo report nasce con l’obiettivo di supportare l’”Osservatorio sul lavoro”, nato nel 2021 su iniziativa del Co.ge. F.I.S. (Comitato di Gestione dei Fondi per gli Interventi Sociali, costituito da Confindustria e CGIL, CISL e UIL) e del Comune di Prato, nella programmazione delle politiche all’interno del “Patto locale per lo sviluppo e il potenziamento delle competenze”, siglato dall’amministrazione locale con Regione Toscana.

Si ringrazia Elena Cappellini e più in generale l’Ufficio Statistica del Comune di Prato per l’utile scambio di dati e idee.

Il lavoro è stato curato da Silvia Duranti, Natalia Faraoni e Valentina Patacchini con il coordinamento di Leonardo Ghezzi, dirigente dell’Area di ricerca Congiuntura e struttura economica dell’IRPET.

Editing a cura di Elena Zangheri (IRPET).

Prato è uno dei più grandi distretti industriali in Italia, uno dei più grandi centri tessili a livello europeo e uno dei poli più importanti a livello mondiale per le produzioni di filati e tessuti di lana. Le oltre 6600 imprese (Ateco 13, 14 e 15) del distretto producono tessuti per l’industria dell’abbigliamento, filati per maglieria, prodotti in maglia e capi di abbigliamento, tessuti non tessuti e tessili speciali per impieghi industriali; i settori del tessile e dell’abbigliamento insieme generano un valore aggiunto di un miliardo e 629milioni di euro e hanno un valore complessivo dell’export di circa 2,66 miliardi.

Prato incarna per questo l’archetipo del distretto industriale, un vero e proprio attore socio-economico, in cui l’elevata divisione e specializzazione del lavoro tra piccole imprese garantiscono velocità e flessibilità produttiva, mantenendo un equilibrio tra competitività e cooperazione, grazie alla creazione di numerose economie esterne alle imprese, ma interne al territorio.

Tra i principali fattori competitivi dei distretti di piccola e media impresa, un ruolo chiave gioca la presenza di un capitale umano in possesso di uno specifico patrimonio professionale, fatto di conoscenze e competenze coerenti con la specializzazione produttiva del territorio. Molto legato ad esso è un secondo fattore chiave, quello relativo alla presenza di un capitale sociale, fatto di condivisione di valori comuni, dall’etica del lavoro, al ruolo dell’imprenditorialità come ascensore sociale, e di relazioni fiduciarie dense, che riducono i costi di coordinamento delle attività produttive. Insieme, capitale umano e capitale sociale generano la cosiddetta “atmosfera industriale” che si respira nel distretto, in cui tutte le attività umane ruotano intorno alla specializzazione produttiva o, almeno, ne sono fortemente influenzate. (…)

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