Verso il conto satellite della cultura per la Toscana

Osservatorio regionale della Cultura. Nota 4/2022 | A cura di Sabrina Iommi e Donatella Marinari

Questo numero: Sabrina Iommi e Donatella Marinari. Si ringraziano Tommaso Ferraresi e Renato Paniccià per gli utili suggerimenti.

I Conti Satellite sono sistemi di tavole statistiche, fra loro connesse e coerenti, che ampliano il quadro centrale della
contabilità economica nazionale, fornendo una rappresentazione dettagliata e il più possibile esaustiva di uno specifico ambito di attività economica, di solito colto solo parzialmente dalle statistiche standard. E’ il caso, ad esempio di ambiti quali il turismo, l’istruzione, la salute e, appunto, la cultura.

I Conti Satellite hanno il vantaggio di fornire stime sulle dimensioni economiche, a partire dal valore aggiunto.
Essi mettono inoltre in evidenza, per l’ambito di attività scelto, quali sono le interdipendenze con gli altri settori produttivi e le interazioni tra i diversi operatori economici, quali famiglie, imprese, istituzioni.

La costruzione di tali strumenti è tuttavia “costosa”, essa richiede definizioni internazionalmente condivise e ampia disponibilità di dati, per poter misurare in modo univoco, confrontabile per territori e nel tempo, la consistenza e le caratteristiche dell’ambito produttivo di interesse.

Il primo passo da compiere per arrivare a misurazioni comparabili è quello di fissare in modo univoco i “confini” del settore, vale a dire i segmenti di attività inclusi. Ad oggi, invece, ancora non esiste un manuale per la costruzione di un CSC ufficialmente riconosciuto a scala internazionale. Esistono, invece, alcuni esempi nazionali di realizzazione dello strumento, che adottano soluzioni molto variabili, di fatto condizionate dalla disponibilità di dati. Per la stessa ragione, i CSC finora realizzati  ricostruiscono soprattutto la parte di offerta (lato della produzione), su cui esistono più fonti, mentre trascurano quella della domanda (lato del consumo). Tra le alternative disponibili, IRPET ha fatto riferimento a due perimetrazioni che rispondono ai seguenti criteri: 1) usano una classificazione operativa e replicabile delle attività culturali, declinata in termini di ATECO, e 2) sono partizioni ufficiali o comunque molto conosciute.
Si tratta della classificazione per settori totalmente, prevalentemente o parzialmente culturali adottata da Eurostat (Ess-net, 2012) e della classificazione delle Imprese Culturali e Creative (ICC) elaborata da Unioncamere-Symbola (Report “Io sono cultura”, 2013).

Rispetto ai due modelli citati, che presentano ampie aree di sovrapposizione e alcuni distinguo, la perimetrazione scelta da IRPET è più ristretta, limitandosi alle attività culturali in senso stretto.

Per i settori selezionati sono state incrociate molte fonti diverse, dalle statistiche ufficiali, ai dati amministrativi di Regione Toscana, ai dati rilevati con indagini dirette, con lo scopo di ricostruire per tutti i soggetti due informazioni comparabili, relative a occupazione e valore aggiunto.

Nella nota si evidenziano i primi risultati ottenuti. 

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